di Matteo Brancati – A me basta un piccolo particolare per farmi immediatamente innamorare di un progetto. Sembra banale, ma non lo è. Io, che sono sempre attento ai minimi dettagli, alle cose che possono essere valorizzate, non potevo farmi scappare una simile occasione.
Lo facevo anche da piccolo, quando a 5 anni univo i puntini su un foglio A4 per formare l’elefante, la giraffa. Ero preciso. Ho sempre amato l’arte, ma non in maniera ossessiva perché essere “leggeri” sotto ogni aspetto rappresenta un piccolo segreto per vivere e ragionare meglio.

Per esempio, ieri era una giornata piovosa, fredda, dove nemmeno senza la “zona arancione” mi sarei mosso da casa. Ormai sono abituato a lavorare con il computer appoggiato sul “suo” vassoio mentre sorseggio una tisana calda, dove il fumo esce dalla tazza come a ricordare “Vedi che fuori si gela e sulle montagne nevica”. E mentre soffiavo per raffreddare il tutto, mi arriva una notifica su Instagram, uno dei social più famosi da qualche anno a questa parte. Un follower mi invitava a “seguire” un account. Si chiamava (e si chiama) “AmatoriArte”.

Prima di seguire, ovviamente, leggo la bio e vengo colpito dalla frase “Se fai arte (non per vivere, ma per non morire) contattaci”. Un concetto bellissimo dove ci sta dentro tutto l’amore per l’arte. Si, perché secondo molti l’arte è andare al museo, farsi fotografare di spalle mentre si ammira un dipinto di Monet e andare via. No, l’arte è -invece- proprio ciò che hanno pensato un gruppo di ragazzi i quali, durante il primo lockdown, anziché piangersi addosso, si sono resi protagonisti di un progetto vivace e interessante. Proprio come mi ha riferito Aurelia L. (nome d’arte), la quale ha fatto capire come la clausura forzata sia stata l’occasione ghiotta per ideare questa iniziativa in quanto, “per gli artisti che oggi fanno parte di AmatoriArte, prendere un pennello e aggredire una tela o una lastra di legno, era diventato un pezzo di quotidianità sacrale, indispensabile”.

E quei gesti, che sembravano banali, hanno cambiato il loro approccio alla pittura. Niente di più dolce, se vogliamo dirla tutta anche perché “AmatoriArte” è nato al telefono, su quel telefono dove ogni minuto inviamo faccine, audio, messaggi. Se ci fosse stata la cara e vecchia cornetta, caratterizzata dal filo, sarebbe stato ancora più romantico.
Dietro questo progetto ci sono giovani, ragazzi calabresi, come il designer ideatore del logo che lavora a Milano e tutti gli artisti. Il loro obiettivo -come mi ha spiegato Aurelia L.- è quello di “creare degli spazi di condivisione culturale e artistica nelle città della nostra terra e a tale scopo speriamo di trovare tante altre persone interessate a pubblicare con noi e a far parte di questa comunità. Creare nuovi eventi sociali (mostre, esposizioni, dibattiti) in una Calabria in cui spesso i giovani si sentono annoiati e privi di stimoli è un obbiettivo davvero importante per noi in attesa di tempi in cui sarà di nuovo possibile avvicinarsi l’un l’altro”.
“AmatoriArte”, così, sta funzionando proprio come le cose belle. Infatti, “tramite AmatoriArte la gente ha la possibilità di acquistare un oggetto unico, che nessun altro possiede, supportando i piccoli artisti e artigiani che si stanno mettendo in gioco con questo progetto. Moltissimi ragazzi che fanno arte ci hanno contattato non appena è stato creato l’account e non tutti sono pittori: alcuni di loro scrivono poesie, altri compongono musica, sono tutti unici e degni di essere scoperti. Questa voglia di partecipare ci ha resi fieri e felici e speriamo che, quando daremo il via agli eventi che non vediamo l’ora di organizzare, anche la loro arte possa essere protagonista del nostro spazio di condivisione”. E poi, la gran parte dei quadri esposti nelle gallery on-line sono in vendita. Per seguirli basta andare su Instagram e cercare @amatoriarte. Inizierete a viaggiare proprio come ho fatto io ieri.