Eh sì, ormai l’opinione generale è facilmente intuibile. Siamo tutti aiutati a farci un’idea scorrendo i vari post che scatenano il dibattito pubblico.
Attenendoci, come ovvio, all’analisi di ciò che è lecito prendere in considerazione, possiamo creare un modello di pensiero virtuale che rappresenti verosimilmente quello che individualmente siamo.
Possiamo misurarci con quello che maggiormente riesce a scatenare commenti a raffica divenendo virale. Premesso che è palese quale e come sia la competizione in atto nel mondo della politica, trasferitasi totalmente sul web. E questo ha i pro e i contro, perché l’opinione pubblica si delinea in poche ore, a volte in decine di minuti. Dipende dal post, dal fatto, dalla situazione.
Prendiamo l’assessore regionale calabrese Nino Spirlì. E’ notoriamente eccentrico e lo ha dimostrato a Catania, dove ha proferito pubblicamente tali parole:
“Dirò frocio fino all’ultimo dei miei giorni. Dirò negro fino all’ultimo dei miei giorni”. Lui è il vicepresidente della Regione Calabria, assessore alla Cultura della Giunta Santelli.
“Devo chiedere scusa a qualcuno per le mie parole? Assolutamente no, dovrei riceverle io le scuse” perché “io sto solo dicendo che ci sono parole che vanno tutte quante tutelate, usarle è a discrezione delle persone, ma non si può vietare agli italiani di usare il dizionario, vale per ‘ricchione’ e tutti gli altri termini”, ha poi detto ancora Spirlì all’Adnkronos.
E’ facile immaginare quante reazioni social abbiano potuto generare simili affermazioni. Noi non giudichiamo Spirlì e neppure il suo personale pensiero. Ciò che attira la nostra curiosità è osservare come l’opinione pubblica reagisca a tali parole.
Insulti e tanti, ma questi non mancano quasi mai. Difese, attacchi, tutto nella norma. La parola più utilizzata, invece, è stata vergogna, o termini di simile significato. Ecco, una percentuale medio-alta esprime sempre più spesso nei confronti di contesti simili il proprio sdegno.
Sarà che proprio il social, mondo virtuale del liberismo e dell’amoralità, stia divenendo il contenitore più consistente di valori tradizionali che nella società moderna sembrano essersi assopiti rispetto a pochi decenni fa?
Può darsi, perché no. In fondo sui social ci sono esseri umani e gli esseri umani sono per natura in possesso di una propria coscienza. Bene e male, per qualcuno non vi è più differenza. Ma la maggioranza delle persone riesce spesso a dare conto alla coscienza.
Dunque, queste affermazioni pubbliche di donne ed uomini che rappresentano lo Stato ed il popolo, adottate con plausibile strategia da Spirlì e da centinaia di altri personaggi pubblici, possono essere almeno riviste. Imporre se stessi ad ogni costo è un segnale di debolezza. La storia lo dimostra.
Le civiltà che hanno sofferto spesso sono state dilaniate dalle proprie paure. La paura, si sa, genera odio. Oggi è diventato l’odio social. E sembra che la gara si giochi proprio su chi scatena più odio. Insomma, qualche riflessione generale va fatta. In tempo di pandemia la società ha urgente bisogno di ritrovare coesione e spirito di collaborazione, lo si sente dire spesso e da tanti.
Tutti nel mondo sembrano fare a gara a chi è più leader. Dimenticano, però, che l’umanità non ha necessità di leader, ma di solidarietà. Altrimenti, la parola vergogna avrà smesso di avere significato.
Ed allora l’auspicio è che proprio dal social, spesso criticato e demonizzato, possa giungere una generale redenzione che apra spiragli di unità e non più di divisione. Fino ad oggi il motto è stato dividere e comandare. Il contrario sarebbe unirsi e condividere. Ma per ora rimane una chimera.