di Matteo Brancati – Non ho mai capito perché la gente si ostina a comprare panettoni e pandori a Natale. Chiariamo, non ce l’ho con loro, ma ogni anno che passa non trovo motivi validi per mangiare quella pasta soffice caratterizzata da una cascata di canditi o da creme al limone, al cioccolato, alla nocciola o al pistacchio.
Ricordo che tanti anni fa, mentre ero in fila per entrare in un alimentari minuto e accogliente, nessuno si avvicinava allo scaffale dove erano posizionati in rigoroso ordine panettoni e pandori. Malgrado le offerte, la gente passava accanto a quelle scatole colorate rosa e blu usando tutta l’indifferenza di questo mondo. Al contrario, però, ricordo che la signora Maria, sempre all’interno dello stesso alimentari, tra bottiglie di vino e di passata di pomodoro vendeva tante confezioni di susumelle, turdilli e pitta ‘nchiusa.
“Io non ce la faccio a mantenere questo ritmo” – diceva al marito, il quale era contento di tutto quel guadagno.
“Marì, a Natale la gente di qui vuole assaggiare solo i prodotti tipici fatti in casa, capiscili” – rispose il signor Filippo, orgoglioso di vedere la gente apprezzare i cibi della tradizione natalizia calabrese.
Quello fu uno dei momenti più importanti della mia vita. Avevo realmente capito il bisogno di consumare i prodotti nella mia terra, in grado di rapirti totalmente anche nel periodo natalizio.
E poi, tornando a casa, ho in mente ancora quelle grandi vasche di colore celeste chiaro che occupavano tutta la cucina di mia nonna. Si, perché quando lei preparava la pitta ‘nchiusa, le crespelle, la pignolata, le susumelle doveva mangiare l’intero condominio e buona parte del vicinato. Lei era fatta così, non potevi smuoverla. Aveva la gentilezza dentro. Era una calabrese di quelle vere, per intenderci. Usava i prodotti locali e il sapore, misto ai profumi, rappresentavano una sorta di sollievo per l’anima. Non ho mai assaggiato, ad esempio, delle buone susumelle come le faceva lei.
E oggi, in un periodo difficile per il mondo sotto ogni aspetto, soprattutto per i sentimenti, tutte quelle tradizioni, tutti quei sapori mi mancano. E, non lo nascondo: quando vado a comprare dei cibi calabresi spero sempre di trovare dentro l’amore verso la Calabria. Spero di trovare quell’ingrediente segreto ben più importante dello zucchero, della farina, del miele e dell’uvetta. Anche per questo motivo che a Natale non voglio né panettoni e né pandori, ma preferisco gustare i dolci della mia Calabria.
Né panettone, né pandoro: a Natale preferisco i dolci della mia Calabria
informazione pubblicitaria
informazione pubblicitaria
informazione pubblicitaria
informazione pubblicitaria
informazione pubblicitaria