Neppure in tempo di Covid-19 la spensieratezza del calcio, spettacolo che si cerca di salvaguardare per l’intera economia del Paese, riesce ad avere la meglio sull’aggressività di alcuni tifosi.
All’esterno dello stadio Granillo a Reggio Calabria, alcuni tifosi del Cosenza hanno appeso striscioni con insulti shock contro la Reggina, alla vigilia del derby calabrese di serie B.
Il presidente del Cosenza, Guarascio, ha condannato il gesto, così come il sindaco di Reggio Falcomatà. “Chi, nella notte, si è reso protagonista di un gesto inqualificabile, – ha scritto il Primo cittadino della città dello Stretto su Facebook – stendendo degli striscioni sulle inferriate dello stadio “Granillo”, non è né un tifoso, né uno sportivo, né un ultras. La sua bandiera è lo squallore, un’arma puntata contro l’unità della regione che, soprattutto in questo momento, deve essere compatta, granitica, solidale e remare verso un’unica direzione.
Le divisioni territoriali ed i campanilismi, purtroppo, sono zavorre che hanno impedito, negli ultimi decenni, il reale e concreto sviluppo della Calabria. Ci hanno reso deboli, vulnerabili, estremamente fragili di fronte alle sfide ed alle difficoltà che sempre abbondano nella nostra terra.
Dobbiamo imparare ad essere un unico popolo, un bastione coeso ed invincibile. E dobbiamo farlo ad ogni livello ed in ogni settore della vita sociale, istituzionale e civile.
Se non iniziamo a ragionare e agire come fossimo un monolite, – conclude Falcomatà – non cresceremo mai e pagheremo sempre a caro prezzo la stoltezza ed il torto d’essere “Calabrie”.